Avevo già parlato di The Fangirl's Guide to Galaxy di Sam Maggs.
Questa volta parlerò di un vero e proprio romanzo, Kill the Boy Band di Goldy Moldavsky, per questo libro esiste un'edizione italiana della De Agostini, The Boy Band - Li Amavo da Morire.
There was no point being a fan these days if you weren't willing to go the extra mile for your idols. It wasn't enough anymore to send them fan mail and kiss the posters above our beds.
La vicenda ruota attorno alla sua protagonista ma anche alle sue amiche.
Ognuna di loro rappresenta una tipologia di fangirl.
- La protagonista fa parte della categoria delle sognatrici. La band è il suo rifugio dalla vita quotidiana, da quella realtà dura che, nel suo caso, le ha strappato il padre troppo presto.
È dotata di un'estrema fantasia che la aiuta a scrivere fan fiction.
- Erin è la groupie. Quella carina che sa che può arrivare dove vuole. E ci riesce. Non senza delusioni cocenti.
- Isabel è la stalker. Quella che sa sempre tutto: eventi, hotel, spostamenti. Ha un sito e un account Twitter di news e aggiornamenti.
- Apple è quella un po' outsider che cerca di farsi piacere dalle altre a tutti i costi e ha i fondi finanziari che la aiutano.
Il romanzo riesce a raccontare la fangirl, una figura che può essere contraddittoria. Ma soprattutto è complessa da analizzare, la fangirl non è semplicemente una ragazzina urlante, innamorata del cantante belloccio in maniera fine a sé stessa.
Ha lati positivi e lati negativi.
È tenera, è eccessiva, è creativa. Non si ferma davanti a niente e nessuno. E la tecnologia, ai giorni nostri, ha portato tutto ad un altro livello.
Even the anticipation that come with waiting for them was part of the fun. It was butterflies - the best kind. We might see the boys and we might not, but the hours in between, spent waiting, or racing down street, or investigating, it was fun. We filled Instagrams and Twitters with it. We formed lasting friendships. We were part of something.
Quello che spesso viene dimenticato è che grazie ad una band, una serie tv, un franchise cinematografico si creano splendide, solide e durature amicizie. La fangirl si vede come parte di qualcosa e questo spesso succede perché la vita di tutti i giorni la fa sentire inadeguata. È una sorta di meccanismo di difesa, che pur nonostante abbia parecchi difetti, funziona.
I loved The Ruperts for who they were, sure, but I mostly loved them for how they made me feel. Which was happy. The Ruperts made me happy. The simplest thing to be in the world. And the hardest.
Semplice e diretto. Dall'esterno si fa parecchia fatica a capirlo, ma per una fangirl è praticamente l'essenziale.
È questa dicotomia esterno/interno che rende questo romanzo una sorta di visione a 360° dello stile di vita della fangirl.
La protagonista è, in un modo o nell'altro, la visione positiva, quella "accettabile", seppur con riserve, da parte del mondo esterno.
Ma ci sono anche punti che vogliono far vedere l'aspetto negativo.
C'è una scena, il dialogo del bartender, che è quasi un rito di passaggio per tutte le fangirl. Il barista è una sorta di "resto del mondo", che sta lì a puntare il dito.
La prima parte di questo dialogo è il classico esempio di come sono viste le fangirl da chiunque non faccia parte di questa categoria: come un branco di idiote, “You seem like a smart, nice girl. Why do you love The Ruperts?”
Spesso si creano amicizie, più o meno indissolubili, che possono anche partire da cose "frivole" (e di nuovo, chi ha stabilito che siano solo e soltanto superficiali?) ma possono nascere relazioni più profonde, ma quel che è più importante è che si condivide gioia.
Because being too passionate or excited about anything was never cool.
Quante volte si sono accesi dibattiti su come ci siano doppi standard per quanto riguarda le passioni di ragazze e donne e quelle dei maschi, soprattutto se si parla di sport. Quante volte si è lasciato correre su espressioni piuttosto violente delle passioni maschili mentre si punta il dito sulle ragazze che strillano ai concerti? Come se alle ragazze fosse concesso solo di pensare alle cotte adolescenziali e ai rossetti, qualsiasi altra cosa che vada al di là di quello che viene concepito come frivolo, le si bolla come sfigate, isteriche, ridicole e chi più ne ha più ne metta. E potrei continuare all'infinito, ma questo potenzialmente è materiale per faci un post dedicato.
Un errore che facciamo un po' tutti, e qui metto anche il resto del mondo non fangirl, è mettere le celebrità su un piedistallo. Idealizzare esseri umani che, spogliati della fama e dei soldi, sono esattamente come noi. Fanno errori, come noi, oppure, semplicemente non sono come quello che ci aspettiamo sotto diversi punti di vista. Alcune volte in maniera problematica, alcune volte semplicemente spezzano una narrativa che il pubblico dipinge loro attorno.
E proprio da qui parte una scenata parecchio animata tra Erin e la protagonista. Erin è disillusa e dà della ragazzina immatura alla protagonista, che imperterrita continua a difendere il proprio status di fangirl e i Rupert come entità che l'hanno aiutata a superare un periodo particolarmente difficile.
Quindi, la situazione delle quattro ragazze precipita su vari fronti, anche in maniera abbastanza pesante.
La loro compattezza va sfaldandosi e si rivela l'altra faccia dell'essere fangirl. Perché, sì, come tutte le cose, ci sono anche i lati negativi, nulla è perfetto.
La maschera cade, l'illusione che quella tra la narratrice, Erin, Apple e Isabel fosse vera amicizia si frantuma. La vita "vera", ha la meglio.
Alla fine, sembra quasi che l'autrice ribalti tutto e quasi rinneghi tutto ciò che di positivo scrive nella prima parte della storia. È giusto parlare sia degli aspetti positivi che quelli negativi dell'essere fangirl, ma magari farlo in maniera costruttiva e obiettiva? Sembra quasi che voglia smontare pezzo per pezzo tutto quello affermato e, alla fine, ritrovarsi con i soliti pregiudizi che siamo abituati a sentire quotidianamente.
Addirittura, con la sorta di plot twist con cui vuole concludere il racconto, sembra quasi che voglia dipingere il fenomeno con un vabbè, è tutto nelle vostre teste, vi inventate tutto.
Quasi che le nostre passioni, momenti felici non sono siano cose stupide, ma sono illusioni che ci creiamo da sole.
In conclusione, la storia parte bene, dipana in maniera chiara la subcultura della fangirl, ma poi, quando si passa alla critica, si annulla tutto. Un libro, una contraddizione. Un peccato, perché mi ero quasi commossa a leggere un'analisi diversa dalla solita che se ne fa.
Nota a margine, il discorso su come si vive il fangirlismo oggi e come sia cambiato dai miei tempi hardcore, da quando ho iniziato a scrivere questo blog, sicuramente arriverà, non so quando, considerando le mie tempistiche. Ma ci sto riflettendo da parecchio.
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