martedì 14 marzo 2017

Recensione: The Fangirl's Guide to the Galaxy



Non ricordo di preciso da dove ho pescato la foto della copertina di questo libro. Ricordo solo che me la son trovata sulla home di Facebook e in un nanosecondo ho deciso che doveva essere mio.

Ho girato mezza Londra per trovarlo, ma alla fine il caro vecchio Amazon ha fatto il suo sporco lavoro. Purtroppo, a quanto mi risulta, non esiste un'edizione italiana, quindi, se alla fine di questa recensione vi vien voglia di leggerlo (e lo spero), rispolverate il vostro inglese; se non lo masticate bene, invece, è un'ottima scusa per esercitarvi, è scritto in maniera semplice e scorrevole, quale altro buon motivo avreste per imparare la lingua di serie tv e film?

Devo essere piuttosto onesta, agli albori di questo blog, anch'io ho avuto una mezza idea di scrivere un qualcosa di simile, ma ovviamente la mia autostima pari a zero, il tempo che è sempre più risicato e aggiungiamoci un po' di pigrizia ed ecco che il risultato è stato quello di mandare tutto alle ortiche (almeno per ora).

Ci sono dei punti in comune, infatti (per quanto le strutture di un blog e di un libro siano diverse): il glossario, le interviste, l'esplorazione del mondo delle convention.
Naturalmente il libro è più approfondito e strutturato, ma l'idea di partenza arriva dal fantastico mondo delle fangirl.

Ma bando alle ciance, parliamo del libro e basta.



Io che faccio la hipster a Primrose Hill

Il libro è strutturato in "sezioni".

L'introduzione è un bellissimo discorso sull'essere ragazze ed essere nerd/geek.
Si parla di consapevolezza ma anche di quanto sia difficile giostrarsi in un mondo che spesso e volentieri è maschilista (specialmente quando si tratta di fumetti e videogiochi).

Dopodiché si parla di fandom, terminologie, piattaforme social, troll e dritte su come fare amicizia in rete e non con colleghi di fandom.
E' interessante scoprire come in America ci siano locali e librerie che dedicano spazi di aggregazione per nerd. So che c'è qualcosa anche in Italia, ma è un fenomeno piuttosto limitato. Se sbaglio, correggetemi, ora che sono un'emigrata, ne so ancora di meno.

Il libro prosegue con consigli utili sulla scrittura di fan fiction e la creazione di cosplay.

Sam dedica un capitolo anche alle convention, stilando una lista tematica delle più importanti che si tengono negli Stati Uniti e in Canada. E parte la voglia di trasferirsi lì (o in alternativa, vincere al Lotto un sacco di soldi e fare viaggi oltreoceano solo per questo).

Non dimentichiamo il capitolo dedicato all'essere fangirl in maniera "responsabile". Essere fangirl non è sinonimo di essere superficiali, seguire un fandom può aiutare alla consapevolezza di essere ragazza ma soprattutto può aiutare ad aprire gli occhi su argomenti importanti come il femminismo intersezionale, cioè quel femminismo (quello vero) a 360° che coinvolge i diritti di PoC, comunità LGBTQ+ e così via.

Alla fne del libro troviamo una lista di siti utili (anche qui per lo più americani) per l'acquisto di gadget e materiale per cosplaying.

Tra un capitolo e l'altro troviamo delle brevi interviste ad autrici e artiste del mondo nerd (screenplayer, videogamers, copy, animatrici di videogiochi, etc.), in breve: fangirl che ce l'hanno fatta.

Insomma, essere fangirl è divertente, ma può diventare uno strumento utile per essere coinvolte in dinamiche più "serie".

E' il bello di questo libro.

Riesce a conciliare tematiche più leggere con quelle più impegnate, ma soprattutto, sfogliando le pagine ci si rende conto che avere una passione, coltivarla in maniera sana, non solo non ha niente di strano, ma può aiutare ad essere consapevoli.
Insomma, mette a fuoco il giusto equilibrio tra utile e dilettevole, non dimenticando che essere fangirl aiuta anche a coltivare il proprio talento: che sia scrittura, disegno, cucito o tanto altro.

Andate e leggetene tutti!





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