sabato 1 dicembre 2018

I Used to Be Normal: A BoyBand Fangirl Story

Qualche tempo fa sono stata alla premiere di I Used to Be Normal: A BoyBand Fangirl Story.
Un docufilm sul tema... bé, chiaro no?




Aspettavo di vedere questo documentario da mesi, ormai, non ricordo neanche più dove avevo pescato l'articolo che ne parlava. Ho aspettato pazientemente e il BFI ha deciso di portarlo in programma al London Film Festival (nella sezione LOVE, of course).
Non so neanche da dove partire. Ho provato a prendere qualche appunto durante la proiezione ma: a) era troppo buio; b) non mi volevo perdere troppo la visione. 
Partiamo dalle protagoniste. 
Il doc ruota attorno a quattro (tre?) generazioni di fangirl: Susan (Beatles), Dara (Take That), Sadia (Backstreet Boys) ed Elif (One Direction).
Ognuna di loro ha storie diverse, due sono americane e due sono australiane, ma tutte hanno in comune la passione sfrenata e viscerale per la boyband della loro generazione. Il documentario è stato girato nell'arco di alcuni anni, quindi è possibile recepire anche l'evoluzione personale e privata delle quattro donne, specialmente di Elif, che cambia quasi radicalmente. 
Questo documentario va oltre l'immaginario comune che dipinge le fangirl come delle isteriche e superficiali ragazzine. Cerca di approfondire gli atteggiamenti e i rituali, cerca di capire il perché di determinate situazioni. 
Spesso e volentieri l'essere fangirl nasconde problematiche, è un modo di alleviare le ferite interiori. È una via per metabolizzare la vita, specialmente quando si è molto giovani.
Le boyband diventano il centro della vita di una fangirl, diventano lo spazio sicuro. Quel punto di riferimento che rassicura, che non tradisce, che non delude. Mai. 
I punti comuni tra le quattro donne sono essenzialmente l'incomprensione del mondo esterno e il rifugio.
Elif fa parte di una famiglia di immigrati dalla Turchia, che vogliono una vita "regolare" per lei: università, magari medicina, una famiglia. Lei ha dei sogni. Vuole fare musica, vuole cantare. 
Vediamo la sua trasformazione, da fangirl dura e pura a sognatrice per il suo futuro grazie agli One Direction a una giovane donna che ha dovuto rinunciare alla musica per accontentare i genitori.
È triste vedere questa evoluzione forzata. Gli One Direction l'hanno spronata, l'hanno aiutata a sognare, ma la realtà, quella che cerca di tarparti le ali purtroppo ha avuto la meglio.
Sadia cresce in una famiglia musulmana, il suo amore per i Backstreet Boys alle volte si scontra con il pudore della sua religione. Ma va oltre. I Backstreet Boys le hanno insegnato l'amore per la scrittura, che diventerà poi il suo lavoro. Le hanno fatto superare la paura del nuoto. L'hanno aiutata a superare un periodo difficile durante il suo percorso universitario, quando la depressione ha deciso di farle visita. 
Dara è una brand stategist. Da piccola era un'atleta, ma a causa di un infortunio ha dovuto dire addio al suo sogno di percorrere la strada dello sport. Quindi sono arrivati i Take That che l'hanno aiutata a trovare un altro scopo nella vita. E l'hanno aiutata a comprendere la sua sessualità. "Mi sono resa conto che non volevo stare con Gary Barlow, io volevo essere Gary Barlow." La normalità la annoia e ha fatto delle boyband il fulcro del suo lavoro. 
Susan è una produttrice tv e i Beatles l'hanno aiutata ad affrontare un periodo durissimo della sua adolescenza: la malattia di una delle sue migliori amiche. È stata costretta a sposarsi invece di andare all'università. Ma i Beatles sono sempre stati accanto a lei, non l'hanno mai abbandonata.
Questo documentario riesce a tirare fuori aspetti molto più profondi del blando isterismo di cui sono sistematicamente bollate le adolescenti (e perché no, anche donne adulte) che vivono come fangirl. L'opinione comune si ferma semplicemente alla superficie del fenomeno. Non si domanda il perché di questo meccanismo, che ad una più attenta osservazione, se si scansa la coltre di lacrime e urla, si può vedere una vastità di situazioni e realtà.
Riguardando i miei pochi appunti presi rileggo le note:
"They don't get it." ("Loro non lo capiscono.")
"La vita reale ti prende in giro."

"Devi nascondere quello che ti piace." 

"Just by myself." ("Solo con me stessa.")
Incomprensione.
Unconditional love.
Safe space. (Spazio sicuro.)
"Le Boyband non ti tradiscono mai." 
Io spero vivamente che questo documentario venga distribuito a livello internazionale e non solo in Australia. 
Perché riesce a descrivere noi fangirl per quello che siamo: fragili ma allo stesso tempo forti. La società ci giudica perché andiamo fuori dagli schemi, perché non rimaniamo nei binari di un patriarcato che ci vuole a testa bassa, ed essere fangirl, in un modo del tutto originale, è alzare la testa. È amare incondizionatamente e passionalmente, è saper trovare la propria creatività. È sentirsi libere, se stesse.
"La tua anima gemella è chi ti accetta per come sei, senza giudicarti." Grazie, Dara. 
Se masticate un po' di inglese vi consiglio queste tre recensioni:
1. The Guardian
2. Little White Lies
3. The Conversation
E inoltre vi suggerisco di passare dalla pagina Facebook: I Used to Be Normal - A Boyband Fangirl Story. 
NORMAL SOUNDS BORING

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