David Bowie e Alan Rickman.
Entrambi hanno segnato generazioni di adolescenti (ma anche non).
Il primo non è stato solo un'icona della musica, ma ha influenzato il mondo della moda, l'arte e il suo Re dei Goblin in Labyrinth è un pezzo di storia del cinema, che piaccia o meno.
Il secondo ha fatto crescere praticamente un'intera generazione (mio fratello incluso) con il suo personaggio, Severus Snape, in una delle più importanti saghe degli ultimi 20 anni, Harry Potter.
Certo non stiamo parlando di due pischelli.
Io vorrei soffermarmi su Bowie.
Spesso mi è passato per la mente che avrei voluto essere adolescente/ventenne negli anni '70.
Per svariati motivi.
Motivi politici: anche se i social media e i selfie con la bocca a culo di gallina non esistevano, ci si divertiva proprio un sacco comunque. I movimenti politici erano il passatempo preferito dei giovani di allora e sono convinta che se avessi frequentato l'università all'epoca, sarei finita in galera e mi sarei innamorata di uno come Accio Benassi.
Per la musica: molti dei gruppi e cantanti che mi piacciono in quel decennio erano al top. E poi a fine anni '70 è nato il Punk, cribbio.
E poi io sono una nostalgica dei pantaloni a zampa di elefante, cosa devo dirvi?
Ma torniamo a Bowie.
Non credo sia brava a sufficienza a scrivere un'ode alla sua musica, la sminuirei e non è il caso. La sua musica non è di questo pianeta.
E non mi stanco mai di ascoltare 10 minuti di Station to Station.
La sua musica è una di quelle poche cose per cui valga la pena stare al mondo.
Bowie c'è in un sacco di cose che mi piacciono.
.
C'è in RadioFreccia.
Se non conoscete la soundrack andate prima di adesso a recuperarla.
(E ora che ci penso, c'è un Benassi anche lì)
Bowie ha ispirato Cherie Currie.
Bowie era l'ossessione di Christiane F.
E poi loro.
Bowie era il classico esempio che un cantante può andare al di là delle singole canzoni.
Di idoli e idoletti ne è pieno il mondo, ne è sempre stato pieno da quando il mercato ha capito che i teenagers sono un'ottima risorsa da sfruttare e ricavarne guadagni illimitati.
Ma di icone ce ne sono (state) ben poche.
Bowie era, è un'icona. E lo rimarrà per sempre.
Su di lui in questi giorni si sono versati fiumi di parole e di inchiostro e di byte e credo proprio che questo ennesimo post su di lui sia sufficiente inutile, anche perché riesco a dire veramente poco.
E' da mezz'ora che fisso il monitor del mio laptop sforzandomi di pensare a qualcosa di intelligente da scrivere ma non ci riesco.
Non ce la faccio, perché la sua grandezza era tale che qualsiasi cosa possa dire è superflua, ripetitiva e banale.
Di due cose però sono abbastanza certa: che lui è immortale e che un pezzo di me se ne sia andata su Marte insieme a lui.
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